Note a margine dell’assemblea operaia del 6 aprile a Grottaminarda

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“L’emancipazione della classe operaia dev’essere opera degli operai stessi”
K.Marx – Critica del programma di Gotha

Sabato scorso si è svolta a Grottaminarda (AV) una grande assemblea operaia e proletaria promossa dal comitato Resistenza Operaia dell’Irisbus e dalla Rete No Debito.

Tra i circa 300 partecipanti che hanno gremito l’aula magna della II Universitá, oltre al combattivo gruppo di operai Irisbus, hanno preso parte al dibattito diverse delegazioni in rappresentanza di lotte e vertenze sui luoghi di lavoro: dalla Richard Ginori alla Maflow, dalla Fiat di Cassino a quella di Melfi, passando per le aziende partecipate della Regione Campania fino ad arrivare ai lavoratori autoconvocati di Roma e gli operai della Magneti Marelli di Napoli. Significativa anche la presenza di una delegazione di immigrati che in queste settimane stanno preparando una manifestazione per il salario garantito il prossimo 19 aprile.

La grande adesione a questo momento di discussione e confronto testimonia ancora una volta la volontá di protagonismo e la disponibilità al conflitto da parte di settori non trascurabili del movimento di classe, nella fabbrica “classica” così come nella giungla del lavoro precario, tra gli operai autoctoni così come in quel nuovo proletariato composto da immigrati i quali, come dimostra il caso delle lotte nella logistica del centronord, se organizzato e consapevole dei propri mezzi è capace di rispondere colpo su colpo ai piani del padronato.

L’appello all’unitá tra operai, precari, disoccupati e studenti fatto dalla rappresentante dei lavoratori Irisbus a inizio assemblea rappresenta la testimonianza più nitida di come tra gli operai messi in ginocchio dalla crisi stia iniziando a crescere la consapevolezza che uscire dal proprio recinto vertenzial-aziendale e collegarsi con le altre lotte è l’unico modo per rafforzare le singole vertenze e portare a casa risultati utili.

La Rete No-debito, in qualità di co-promotore dell’assemblea, nel suo intervento, oltre a ribadire le tematiche per le quali è nata, ha dichiarato il suo sostegno al progetto di autogestione che stanno tentando gli operai Irisbus e ha poi proposto tre appuntamenti di piazza (uno a Grottaminarda, uno regionale e l’altro a Roma sotto Montecitorio) invitando i partecipanti ad esprimersi.

Per tutta la prima parte dell’assemblea, mentre si susseguivano gli interventi e le testimonianze dei rappresentanti operai e dei movimenti di lotta, è apparso sempre più evidente come le rivendicazioni provenienti dai luoghi di lavoro (in primis riapertura delle fabbriche e tutela dei livelli occupazionali e salariali) cozzassero frontalmente con le politiche di austerity e massacro sociale imposte dal capitale, dalle sue istituzioni europee e dai suoi governi nazionali e locali, e come la crisi del sistema capitalistico sia giunta sulla soglia del punto di non ritorno, laddove a centinaia di migliaia di lavoratori viene negato sistematicamente il diritto all’esistenza, e a milioni di giovani proletari viene rubato il presente e negato il futuro.

D’altra parte la sottolineatura (emersa in gran parte degli interventi) delle difficoltà quotidiane con le quali le avanguardie devono fare i conti per rilanciare le lotte e superare il clima di sfiducia e di rassegnazione prevalente tra i lavoratori a seguito di decenni di sconfitte, ha messo a nudo l’inadeguatezza e l’insufficienza delle forme organizzative, a livello sia politico che sindacale, delle proposte e delle modalitá d’intervento messe in campo dalla sinistra di classe in questi anni. Di fronte a quest’offensiva la resistenza dei lavoratori è oggi ancora debole, disordinata e soprattutto frammentata e priva di credibili punti di riferimento politici e sindacali.

Se è vero che la sempre più totale capitolazione di Cgil-Cisl-Uil sull’altare degli interessi del profitto ha aperto spazi inediti per il sindacalismo conflittuale, è vero anche che a tuttora nessuno è stato capace di offrire alternative credibili e capaci di colmare l’enorme vuoto lasciato dai confederali; se è vero che decenni di ambiguità ed opportunismi hanno portato alla morte politica ed elettorale della cosiddetta sinistra “radicale”, nessuno all’interno della cosiddetta sinistra di classe è riuscito a presentarsi come valido punto di riferimento alternativo e capace, per dirla con le parole del compagno di Cassino intervenuto all’assemblea, di imprimere alle lotte un carattere chiaramente anticapitalistico.

In un tale contesto, come LP Iskra e Coc Napoli ci sarebbe interessato entrare nel merito del dibattito e soprattutto delle proposte operative venute fuori dagli interventi. Questi, in particolare, I punti che volevamo toccare nel nostro intervento:

1) Sulle scadenze proposte dai No-debito: indire manifestazioni e momenti di piazza va bene, ma sin quando non si da vita a un vero coordinamento autoconvocato delle vertenze e delle realtà lavorative in lotta, le manifestazioni rischiano sempre più di diventare un evento “occasionale”(semestrale o annuale) di tipo simbolico e liturgico, quindi poco o per nulla utile a riavviare dinamiche ricompositive. Per il livello “regionale”, un primo appuntamento su cui convergere tutti potrebbe senz’altro essere l’appuntamento del 19 aprile lanciato dagli immigrati con la parola d’ordine del diritto al salario per tutti i proletari.

2) Sulla vertenza Irisbus: la lotta dei lavoratori per la riappropriazione dei mezzi di produzione e l’esproprio dell’azienda per salvare i posti di lavoro va senz’altro sostenuta, soprattutto qualora essi decidano di mettere in campo iniziative di lotta radicali come l’occupazione della fabbrica. Tuttavia i lavoratori non vanno illusi: la soluzione non è facile e dietro l’angolo come si potrebbe credere; non basta creare una cooperativa per far tornare gli operai al lavoro, tantopiù in un settore quale quello della produzione di autobus che in questi mesi sta venendo messo ancor più in ginocchio a cause delle scellerate politiche di tagli operati dal governo centrale e dalla giunta Caldoro al trasporto pubblico locale. Fin quando gran parte degli autobus delle principali aziende di trasporto pubblico continueranno a giacere nei depositi, fermi e inutilizzati e si continueranno a tagliare fondi al trasporto pubblico, nuovi autobus non troveranno mai acquirenti. E’ dunque fondamentale che gli operai Irisbus si uniscano agli utenti e ai lavoratori del trasporto pubblico (che in queste settimane si sono organizzati in un apposito comitato) in una lotta comune al fine di imporre un nuovo e diverso Piano regionale dei trasporti che rilanci la mobilità pubblica e crei le condizioni per un ammodernamento del parco macchine dell’intero sistema di mobilità in Campania.

3) Sulla necessità di una piattaforma di rivendicazioni unificanti. Da molti interventi è emerso il bisogno di uscire da un terreno puramente difensivo (opposizione ai licenziamenti e alla chiusura degli impianti) per dar vita a un piano di rivendicazioni capace di unire quell fronte proletario che I padroni hanno saputo sapientemente dividere con 30 anni di controriforme. Da questo punto di vista, non si può ignorare come oggi quasi il 50% dei lavoratori e degli stessi operai, sono privi della benchè minima tutela e subiscono i colpi delle politiche di austerity senza alcuna possibilità materiale di opporsi. Stiamo parlando non solo dell’esercito dei precari (interinali, a progetto, false partite Iva, ecc), dei lavoratori a nero e irregolari che non hanno mai conosciuto cassa integrazione, assegni di disoccupazione, maternità, ferie e men che meno l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, ma anche qull’altrettanto vasto esercito di lavoratori impiegati in aziende al di sotto dei 16 dipendenti per i quali lo Statuto, anche nella sua versione mutilata dalla controriforma Fornero, non ha mai avuto valore.
Se tutto ciò è vero, è allora evidente che alla classe serve ben altro che il semplice innalzamento di qualche fortino resistenziale qua e là. Può andar bene nell’immediato, ma la storia ci insegna che alla lunga i fortini sono inesorabilmente destinati a cadere.
La crisi odierna ci impone invece di creare, subito, forme di collegamento stabili ed autoconvocate tra tutte le realtà lavorative in lotta contro l’austerity: una necessità che viene evidenziata da tutti ogni qualvolta si tratta di promuovere la “grande” manifestazione di turno, salvo poi essere puntualmente relegata nel dimenticatoio un minuto dopo. Al contempo, bisogna riprendere parole d’ordine storiche del movimento operaio come la riduzione generalizzata dell’orario di lavoro, la trasformazione a tempo indeterminato di tutti i contratti precari e la lotta per il salario garantito, intesa sia come diritto all’esistenza per disoccupati e licenziati, sia come garanzia di un salario pieno per i precari, I cassintegrati e quegli stessi lavoratori a tempo indeterminato che la crisi sta riducendo alla fame, sia infine come diritto alla casa, ai trasporti e all’istruzione gratuita per chi non può pagarsela. Alcune realtà nel nostro paese stanno già muovendosi in questa direzione, in primo luogo le lotte della logistica condotte dal SI Cobas nel centro-nord, le quali hanno già ottenuto risultati tangibili anche sul terreno strettamente vertenziale.
In sintesi, a nostro avviso l’unica controffensiva possibile ai piani massacre sociale che stanno portando avanti contro i proletari passa per la capacità di rimettere insieme, a partire da battaglie e rivendicazioni comuni, quel fronte proletario oggi diviso in mille rivoli: bisogna farlo in fretta, per evitare che la disperazione odierna, invece di tradursi in lotta, sfoci nella barbarie delle guerre tra poveri o vada ad alimentare anche nella nostra classe pulsioni ulteriormente regressive e reazionarie.

4) Per dare sostegno e solidarietà materiale (quindi in primo luogo economica) nei confronti di chi lotta riteniamo necessaria la creazione di un’unica cassa di resistenza nazionale che coordini e dia impulso alle varie iniziative di solidarietà portate avanti a livello locale.

Purtroppo, non ci è stato possibile formulare queste proposte all’interno dell’assemblea, per il semplice motivo che, pur’essendo stati tra i primi a dare la nostra adesione all’assemblea, la presidenza, composta di fatto solo da esponenti della rete No debito, non ha ritenuto opportuno farci intervenire.

Sia chiaro, non avremmo certo preteso di togliere spazio agli interventi dei lavoratori in lotta che hanno riempito la prima parte dell’assemblea: quel che però ci lascia particolarmente perplessi è la gestione della seconda parte, laddove la presidenza, una volta esauriti gli interventi dei lavoratori, ha ritenuto opportuno lasciare spazio ad interventi “politici” camuffati dietro un presunto ruolo sociale o istituzionale, con particolare attenzione verso esponenti o sostenitori del Movimento 5 Stelle. Ironia della sorte, quando in coda all’assemblea, con la sala già praticamente vuota si è aperta la “querelle” sull’opportunità o meno di far intervenire gli “esponenti di organizzazioni politiche”, la nostra organizzazione non è stata neanche citata tra gli iscritti a parlare.

Evidentemente la presidenza (o meglio, una parte di essa), non deve aver preso di buon occhio la contestazione dell’intervento del senatore Pepe del M5S da parte di decine di compagni e lavoratori presenti in sala…

Ci sembra un segnale preoccupante: non si tratta, ci teniamo a ribadirlo, di pretendere di intervenire in un assemblea indetta da un’altra area politica, e non si tratta neanche, come hanno sostenuto i compagni di Contropiano in una loro nota, di voler dividere il movimento di classe tra chi è pro e chi è contro il Movimento 5 stelle (accusa che, vista la gestione dell’assemblea, potremmo casomai rispedire al mittente). Ciò che ci lascia invece decisamente perplessi è invece il segnale oggettivo di chiusura nei confronti di chiunque intenda portare nel dibattito riflessioni, idee e proposte diverse dal canovaccio stabilito a tavolino dalla Rete No Debito e dal suo nodo napoletano, con il quale peraltro non ci siamo mai sottratti al confronto, prendendo parte più volte ad iniziative pubbliche e scadenze di piazza indette dai No- debito pur dissentendo su molti contenuti, pratiche e parole d’ordine.

Per quanto ci riguarda, non abbiamo alcun problema a discutere con chi ritiene che il M5S stia svolgendo in questo turbinoso frangente un’utile ruolo “destabilizzatore” (pur non condividendo per niente quest’analisi); possiamo confrontarci con chi, in maniera a nostro avviso miope e politicamente pericolosa, individua in questa forza politica un punto di riferimento e/o la considera una “sponda” per i movimenti di lotta; ma non possiamo avere nulla a che vedere con chi ritiene di aver fatto la scoperta del secolo nel sostenere un movimento populista e interclassista che mentre liscia il pelo agli operai e li indirizza verso il falso bersaglio della “lotta alla casta”, si precipita in Veneto (come Casaleggio pochi giorni fa) a rassicurare i padroncini del Nord-Est promettendogli ulteriori sgravi e regalie. Peraltro, alla luce della condotta assunta da alcuni promotori dell’assemblea, ci pare che il rapporto tra questi ultimi e il M5S vada sempre più assumendo i caratteri di un sostegno del tutto acritico…

Se i compagni della Rete No Debito ritengono che la “svolta epocale” capace di risollevare le sorti del movimento di classe sia quest’ultima e che chi osa criticarla non meriti neanche di essere ascoltato, allora auguriamo a questi compagni le migliori fortune ma prendiamo anche atto che le nostre strade sono notevolmente divaricate e, allo stato attuale, non conciliabili.

Comunisti per l’organizzazione di classe – Napoli
Laboratorio Politico Iskra

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